“Episodi salienti della Natività tra arte e tradizione” di Marco Tedesco, storico dell’arte RAM RINASCITA ARTISTICA DEL MEZZOGIORNO

Nel vasto repertorio artistico italiano, il tema della Natività di Cristo è sin dal medioevo oggetto di rappresentazione iconografica. Tali raffigurazioni con il tempo, secondo alcuni studiosi, pare abbiano ispirato canti tradizionali legati al mistero della Natività, radicati nel repertorio musicale tradizionale delle regioni d’Italia.

Spiegheremo in questo focus i momenti salienti della Natività di Gesù nell’arte, attraverso i versi di uno essi: la Novena di Natale che viene eseguita dagli zampognari di Maranola, borgo medioevale oggi frazione di Formia, in provincia di Latina, dal 16 al 24 dicembre, nella trecentesca chiesa di Santa Maria dei Martiri, ove è situato un monumentale presepe del XVI sec., attualmente in fase di restauro.

“O verginella figlia di Sant’Anna,

nel seno lo portaste il Bambinello”

La prima strofa della Novena di Natale di Maranola, ci presenta la Vergine Maria che già ha ricevuto la visita dell’angelo il quale le ha annunciato la nascita del Bambino che ora custodisce in grembo. Antonello da Messina, è stato l’artista che ha saputo raccontare iconograficamente questo aspetto, rivoluzionando l’iconografia tradizionale dell’Annunciazione. Questa rivoluzione iconografica la si nota nelle due versioni dell’Annunciata di Antonello da Messina: l’Annunciata di Palermo del 1474 e l’Annunciata di Monaco del 1473.

Antonello da Messina, Annunciata, 1474, olio su tavola, Palermo, Galleria di Palazzo Abbatellis

Antonello da Messina, Annunciata, 1474, olio su tavola, Palermo, Galleria di Palazzo Abbatellis

Antonello da Messina, Vergine annunciata, 1473, olio su tavola, Monaco, Bayerische Staatsgemäldesammlungen di Monaco

Antonello da Messina, Vergine Annunciata, 1473, olio su tavola, Monaco, Bayerische Staatsgemäldesammlungen di Monaco

In entrambi i dipinti, Antonello concepisce l’immagine della Vergine da sola, per indicare la solitudine in cui essa prende la decisione di diventare la madre di Dio. La Vergine è infatti qui raffigurata con uno sfondo nero che simboleggia la solitudine di una donna immersa nei suoi pensieri e che custodisce il Dio dentro di Lei come per proteggerlo. I due dipinti di Antonello qui presi in esame, non sono altro che la raffigurazione iconografica della preghiera di saluto che l’arcangelo Gabriele, che in entrambi i soggetti non appare ma che immaginiamo possa trovarsi di fronte (nel caso del soggetto palermitano) e a sinistra dello spettatore (nel caso del dipinto di Monaco), rivolge alla Vergine:

Ave Maria: L’immagine della Vergine concepita da Antonello senza l’angelo annunciante;

Gratia plena: Piena di grazia divina qui rappresentata dalla luce che l’avvolge;

Dominus te cum: Il Dio con Lei, dentro di Lei che è protetto dal socchiudersi del velo, nel caso del soggetto palermitano e dall’incrocio delle mani nel caso del soggetto custodito a Monaco.

Il fondo nero, è un elemento che in Antonello è una rappresentazione allegorica del pensiero umano in cui la figura della Vergine è assorta.

L’immagine della Vergine Annunciata concepita da sola, se pur in maniera distaccata da come l’aveva intesa Antonello da Messina la si riscontra anche nella frazione di Maranola in un affresco del XV sec. oggi conservato nella chiesa maranolese dell’Annunziata, in cui la Vergine non è avvolta in un fondo nero, come avviene in Antonello da Messina, ma è inserita all’interno di uno spazio architettonico sormontato da un arco a tutto sesto che rappresenta un interno di una stanza in cui la Vergine sta ricevendo l’annuncio da parte dell’Angelo che le appare davanti, in direzione dell’osservatore. Difatti, noi vediamo la Vergine che, dopo aver smesso probabilmente di leggere, mostrandoci il libro aperto nella sua mano, simbolo della parola di Dio che in lei stra per incarnarsi, viene avanti verso di noi indicando se stessa come per dire all’Angelo “eccomi sono la Serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Luca, 1, versetto 38).

Anonimo maestro del XV sec., Annunciata, affresco, XV sec., Maranola (fraz. di Formia), chiesa dell’Annunziata

Anonimo maestro del XV sec., Annunciata, affresco, XV sec., Maranola (fraz. di Formia), chiesa dell’Annunziata

L’osservatore è come avviene in Antonello da Messina nel vivo della scena e il suo sguardo è in diretto contatto con quello della Vergine immedesimandosi ipoteticamente nel ruolo dell’Angelo Gabriele. Ma nell’affresco maranolese l’Angelo/osservatore non viene respinto ma viene accolto dalla Vergine nel suo spazio, nella sua quotidianità.

“E San Giuseppe andava in compagnia

per ritrovar le parti di Maria”

La seconda strofa della Novena di Natale di Maranola, commemora il viaggio di Giuseppe e Maria da Nazareth a Betlemme. Bisogna andare indietro nel tempo per cercare testimonianze artistiche che raccontano questo episodio. La testimonianza artistica che incontriamo in questo viaggio a ritroso nel tempo ce la propone il Maestro di Castelseprio, con l’affresco Viaggio a Betlemme, compreso nel ciclo di affreschi della chiesa di Santa Maria Foris Portas a Castelseprio (Varese). La datazione di questi affreschi oscilla tra il VII e il X sec. dopo Cristo e costituiscono importanti testimonianze di arte longobarda in Italia.

Maestro di Castelseprio, Viaggio a Betlemme, affresco, VII/X sec. d.c., Castelseprio, chiesa di Santa Maria Foris Portas

Maestro di Castelseprio, Viaggio a Betlemme,       affresco, VII/X sec. d.c., Castelseprio, chiesa di       Santa Maria Foris Portas

 

L’affresco, insieme alle altre storie del ciclo, fu realizzato durante fase di realizzazione dell’edificio, in quanto l’intonaco dipinto si trova al di sopra di un’arricciatura sulla quale il pittore tracciò le linee essenziali della composizione. Lo strato superficiale dell’affresco, applicato sulla preparazione a fresco della parete, fu realizzato sull’intonaco già asciutto, e a testimoniarlo sono delle tracce di pittura rossa colate sul primo strato di intonaco e i segni lasciati dal pennello che indicano tracce di colore rosso utilizzato per la sinopia dell’affresco, mentre gli altri colori prevalenti sono il nero carbonaceo e il bianco di calce per le ombreggiature e la luce, oltre al rosso utilizzato per la sinopia e a tracce di colore azzurro.

L’affresco ci mostra tre figure in marcia, San Giuseppe dietro l’asina scalpitante e ragliante, la Vergine su di essa e un giovane, di cui si vede solo la gamba, che trasporta l’asina. Essi sono in marcia verso un posto in cui far partorire la Vergine, questo il significato del verso della novena Per ritrovar le parti di Maria. I personaggi raffigurati, sono   appena usciti dalla città di Betlemme, riconoscibile dalla cinta muraria alle loro spalle con l’arco ribassato che rappresentava l’ingresso alla città. Abbiamo quindi in questo affresco una raffigurazione di com’era Betlemme in quei secoli.

“Tu partoristi sotto la capannella

dove mangiavan il bove e l’asinello”

La terza strofa, riferita alla Vergine, ci fa ipotizzare che Gesù sia nato non in una grotta ma in una stalla.

E sarà Giotto a rappresentare questo evento tra il 1303 e il 1305, nel ciclo affrescato della Cappella degli Scrovegni di Padova.

Giotto, Natività di Gesù, affresco, 1303/1305, Padova, Cappella degli Scrovegni

Giotto, Natività di Gesù, affresco, 1303/1305, Padova, Cappella degli Scrovegni

L’episodio è raffigurato come se San Giuseppe e la Vergine siano giunti da poco presso una stalla fuori le mura di Betlemme. San Giuseppe, stanco del viaggio, è raffigurato dormiente ai piedi della mangiatoia, in cui sta per essere posto dalla Vergine amorevolmente il Bambino, appena nato e infasciato perchè “non c’era posto per loro nell’albergo” (Luca, 2, 7).

Il bue e l’asino, raffigurati con il capo chino nella mangiatoia, sono una derivazione della profezia di Isaia “Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone“.

Nelle immediate vicinanze della stalla, l’annuncio ai pastori da parte degli angeli che riconduce la nostra mente alla quarta strofa della novena natalizia maranolese. Essa dice, infatti:

“Venite tutti uniti voi pastori

è nato Gesù Nostro Signore”

 

I pastori hanno lo sguardo verso l’alto mentre un angelo da loro l’annuncio della nascita del Cristo, mentre altri angeli lodano e glorificano Dio. La lode a Dio degli angeli in preghiera e l’annuncio ai pastori riportano alla mente la quinta e la sesta strofa della novena maranolese:

“La notte di Natale è notte santa

Il Padre il Figliuolo e lo Spirito Santo” (lode e gloria a Dio degli angeli in preghiera)

“Venite tutti uniti in armonia

che è nato il Pastorello di Maria” (annuncio ai pastori da parte dell’angelo).

Entra qui in scena, calcando le parole della sesta strofa della novena di Maranola, un grande artista napoletano che nel settecento si è accostato al tema evangelico della natività. Egli risponde al nome del partenopeo Francesco De Mura. Allievo di Francesco Solimena, De Mura ci accompagna in questo viaggio tra arte e tradizione con la sua Adorazione dei Pastori datata al XVIII sec., oggi conservata a Napoli nella chiesa di San Nicola alla Carità.

Francesco De Mura, Adorazione dei pastori, olio su tela, XVIII sec., Napoli, chiesa di San Nicola alla Carità

Francesco De Mura, Adorazione dei pastori, olio su tela, XVIII sec., Napoli, chiesa di San Nicola alla Carità

De Mura ci presenta qui l’episodio dell’adorazione del Bambino da parte dei pastori, semplici uomini ai quali gli angeli hanno annunciato la nascita del Redentore, uno dei quali è raffigurato con in mano una zampogna, strumento principe della tradizione musicale agropastorale dell’Italia meridionale, ancora oggi impiegato nel rituale della novena natalizia maranolese. La Vergine mostra il Bambino ai pastori, per la cui realizzazione sono stati presi come modelli contadini e pastori delle zone montuose del mezzogiorno d’italia, i quali si inginocchiano alla vista del Bambino e vengono avvolti da una luce mistica emanata dal bambino a tal punto da indurre l’osservatore a pensare che la scena sia stata dipinta come se tutto fosse avvenuto alla luce del sole. Questo aspetto ci fa pensare alla festa pagana del Dies Natalis Solis Invicti, festa pagana che si festeggiava nel mondo pagano, ossia la nascita del nuovo sole la quale venne accostata a diverse divinità come ad esempio Helios, assimilata alla festa della nascita di Cristo con l’avvento del Cristianesimo e la celebrazione del Natale. Proprio in quegli anni due grandi figure si accostavano al tema della Natività evidenziando questo aspetto: il Cardinale Andrea Perrucci, autore della famosa Cantata dei pastori oggi portata in scena dalla compagnia teatrale di Peppe Barra, il quale farà dire allo scrivano Razzullo, inviato nella storia dall’imperatore Cesare Augusto in Palestina per il censimento, “E‘ MO CA TORNO ALLU PAESE MIO AGGIA RICERE A TUTTE QUANTE CA NUN ADORANO CCHIU’ STATUE RE CRETA. CHE CORE, CHE CASTORE, CHE POLLUCE: NASCE LU SOLE, CHESTA E’ A VERA LUCE“e Sant’Alfonso maria de Liguori, il quale proprio negli anni in cui De Mura dipinse l’Adorazione dei pastori della chiesa di San Nicola alla Carità, compose il brano Quanne nascette Ninno, in cui il santo evidenzia bene in musica e parole ciò che De Mura ha raccontato in pittura: “QUANNE NASCETTE NINNO A BETLEMME, ERA NOTTE E PAREVA MIEZOJUORNO“.

 

Gli zampognari di Maranola così concludono il loro canto di novena:

“Quest’orazione che abbiam cantata

a Voi Gesù Bambino è presentata”.

Ed è Giotto a condurci verso la meta finale del nostro viaggio tra arte e tradizione. E ci accompagna con l’Adorazione dei Magi del Metropolitan Art Museum di New York, componente di un ciclo pittorico a lui attribuito che comprende Sette tavolette con Storie di Gesù, oggi sparse in vari musei del mondo, eseguito tra il 1317 e il 1323.

Giotto, Adorazione dei Magi, tempera e oro su tavola, 1320/1325, New York, Metropolitan Art Museum

Giotto, Adorazione dei Magi, tempera e oro su tavola, 1320/1325, New York, Metropolitan Art Museum

Ci sembra di sentire questo canto osservando il pastore orante che guarda verso gli angeli in alto, accompagnato dal suono della zampogna emesso dal pastore accanto a lui, mentre i Magi sono giunti presso la stalla e si apprestano ad adorare il Bambino, San Giuseppe si appresta a sistemare il dono del Mago in adorazione, mentre la Vergine distesa osserva la scena. Il tutto in uno schema iconografico che rivoluziona il precedente schema iconografico utilizzato nel medesimo soggetto della Cappella degli Scrovegni. Nell’Adorazione di Padova, infatti, la Vergine è seduta tenendo in braccio il Bambino, mentre un angelo ha appena preso tra le mani il dono del Mago in adorazione e San Giuseppe è accanto alla Vergine raccolto in preghiera. Il tutto all’interno di una stalla sulla quale è posata, secondo alcuni studiosi, la cometa di Halley.

Giotto, Adorazione dei Magi, 1303/1305, affresco, Padova, Cappella degli Scrovegni

Giotto, Adorazione dei Magi, 1303/1305, affresco, Padova, Cappella degli Scrovegni

I pastori che nell’Adorazione di New York guardano verso gli angeli richiamano l’atteggiamento, oltre che l’abbigliamento francescano, del suonatore di zampogna nel presepe monumentale di Maranola, come detto in precedenza attualmente in fase di restauro.

Giotto, Adorazione dei Magi, part.

Giotto, Adorazione dei Magi, part.

Allievi di Stefano da Putignano, Presepe monumentale, Maranola (fraz. di Formia), part. del suonatore di zampogna

Allievi di Stefano da Putignano, Presepe monumentale (prima del restauro), Maranola (fraz. di Formia) chiesa di Santa Maria dei Martiri, part. del suonatore di zampogna

 

Allievi di Stefano da Putignano, Presepe monumentale, terracotta policroma, XVI sec., Maranola (fraz. di Formia), chiesa di Santa Maria ad Martyres (prima del restauro)

Allievi di Stefano da Putignano, Presepe monumentale (prima del restauro), terracotta policroma, XVI sec., Maranola (fraz. di Formia), chiesa di Santa Maria dei Martiri

Conclusioni

Questo breve viaggio negli episodi salienti della Natività, ci mostra uno stretto legame tra arte e tradizione, le quali si fondono in un’influenza reciproca puntando l’attenzione sull’uomo e il suo mondo, con i suoi rituali, usi, costumi e tradizioni etnomusicali in quanto, come sosteneva Claude Levi Strauss “L’arte è insita nell’uomo e racconta l’uomo”.

Testo della novena di Natale raccolto a Maranola nel 2013:

Ricerca e trascrizione: Marco Tedesco


Esecutori: Zampognari di Maranola

novena-di-natale

 

 

Verginella figlia di Sant’Anna
nel seno lo portaste il Bambinello.
E san Giuseppe andava in compagnia
per ritrovar le parti di Maria.
Tu partoristi sotto la capannella
dove mangiavan il bove e l’asinello.
Venite tutti uniti voi pastori
che è nato Gesù Nostro Signore.
La notte di Natale è notte santa
Il Padre il Figliuolo e lo Spirito Santo.
Venite tutti uniti in armonia
che è nato il Pastorello di Maria.
Quest’orazione che abbiam cantata
a Voi Gesù Bambino è presentata.

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