“Giovanni Bellini: il Polittico di Santa Maria della Platea a Genzano di Lucania” di Marco Tedesco, Storico dell’Arte

Quando sfogliamo le pagine della storia dell’arte italiana, ci imbattiamo nei primi anni del ‘Quattrocento in un grande nome del rinascimento veneziano: Giovanni Bellini, figlio di Iacopo Bellini, affermato pittore veneziano e fratello di Gentile, anch’egli pittore e di Nicolosia, forse primogenita di Iacopo andata in sposa ad Andrea Mantegna. Giorgio Vasari, ci conferma la paternità di Iacopo Bellini nei confronti di Giovanni e di suo fratello Gentile nelle pagine ad essi dedicate nelle Vite.

Ritratto di Giovanni Bellini, tratto da Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori ed architetti

Ritratto di Giovanni Bellini, tratto da Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori ed architetti

 

Scrive Vasari:” …. Ma poi ……….. ritroscendo sempre in credito e fama, si fece in modo eccellente nella sua professione il maggiore e più reputato; et acciò che non pure si conservasse, ma si facesse maggiore nella sua casa e ne’ successori il nome acquistatosi nella pittura, ebbe due figliuoli inclinatissimi all’arte, e di bello e buono ingegno: l’uno fu Giovanni e l’altro fu Gentile …….. Quando dunque furono alquanto cresciuti i detti due figliuoli, Iacopo stesso insegnò loro con ogni diligenza i principi del disegno, ma non passò molto, che l’uno e l’altro avanzò il padre di gran lunga; il quale, di ciò rallegrandosi molto, sempre gli inanimiva, mostrando loro che desiderava che eglino, come i toscani fra loro medesimi portavano il vanto di far forza per vincersi l’un l’altro, secondo che venivano all’arte di mano in mano, così Giovanni vincesse lui, e poi Gentile l’uno e l’altro, e così successivamente” (Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori ed architetti, Newton Compton, 2009, pp. 454-455).

Il nome di Giovanni Bellini, nei territori del sud Italia era già conosciuto grazie alla Trasfigurazione di Cristo, sua opera datata al 1478-1479, oggi conservata a Napoli nel museo di Capodimonte, insieme al resto della parte della collezione Farnese, ereditata da Carlo III di Borbone per via materna, riguardante i dipinti. Stando ad alcuni recenti studi, non sarebbe solo il museo partenopeo di Capodimonte a vantare la presenza del maestro nelle sue collezioni.

Giovanni Bellini, Trasfigurazione di Cristo, 1478-1479, Napoli, museo di Capodimonte

Giovanni Bellini, Trasfigurazione di Cristo, 1478-1479, Napoli, museo di Capodimonte

Bisogna infatti scendere in Basilicata, a Genzano di Lucania, cittadina in provincia di Potenza, e recarsi nella chiesa di Santa Maria della Platea per ammirare un interessante polittico ad egli attribuito da alcuni studiosi: si tratta del Polittico di Genzano, commissionato probabilmente al Bellini da Roberto de Mabilia, notaio e rettore della chiesa di San Daniele a Padova, la cui datazione risalirebbe secondo molti studiosi, tra cui Maria Antonietta Falanga al 1473-1474, anni in cui gli storici dell’arte registrano la collocazione della produzione matura del Giambellino. Stando a questi dati, il Polittico di Genzano risulterebbe di poco precedente alla Trasfigurazione del museo di Capodimonte di Napoli. La composizione di tale opera è strutturata in cinque pannelli e una predella.

Sulla probabile modalità attraverso cui tale polittico possa essere giunto a Genzano di Lucania ecco quanto scrive Maria Antonietta Falanga a riguardo:” Ma come si spiega e quali sono i motivi che giustificano la presenza di opere d’arte veneta in Puglia e in Basilicata, soprattutto a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento? Certamente le relazioni commerciali con la confinante regione Puglia è uno dei motivi predominanti che spiegano la presenza di pregevoli opere in Basilicata. A Venezia mai sfuggi l’importanza strategica dei porti pugliesi, ma la cultura veneta ebbe modo di penetrare in questo ambito territoriale non solo grazie alla classe politica, mercantile e militare, ma anche perché gli echi dell’arte colta continuarono a rimanere durante il Rinascimento fra le comunità monastiche. Non meno importante della committenza monastica fu quella dei cittadini o, meglio, dei commercianti veneti residenti in Puglia. Di conseguenza la Lucania, visti gli stretti rapporti avuti in passato con la Terra d’Otranto, non poteva non essere toccata da questo fenomeno.

Per quanto concerne la committenza ecclesiastica, va ricordata quella di Roberto de Mabilia, presbitero originario di Montepeloso (l’attuale Irsina), rettore della chiesa di San Daniele a Padova e notaio facoltoso, che in occasione della nomina di Irsina a sede vescovile, ordinata con bolla papale nel 1452, fece commissionare opere d’arte per la città che assumeva la dignità arcivescovile, condivisa con l’importante città di Andria.

Così anche la Basilicata si inseriva in un fenomeno più vasto: l’arrivo nella Puglia (regione che all’epoca comprendeva anche il versante orientale della Basilicata) di opere d’arte veneta. Il de Mabilia aveva instaurato stretti rapporti di amicizia con Andrea Mantegna al quale furono commissionate molte opere d’arte. Inoltre lo stesso Mantegna, che si era formato nella bottega di Jacopo Bellini, padre di Giovanni, era anche coetaneo e cognato del Giambellino poiché aveva sposato l’unica sorella del Bellini, Nicolosia, nel 1453. Ruolo importante ebbe anche un altro personaggio, tale Giacomo Alfonso Ferrillo, feudatario colto e facoltoso di Muro Lucano, Genzano e Acerenza, il quale si pensa abbia avuto contatti con il clero irsinese ed abbia provveduto alla commissione di molte opere d’arte. Si potrebbe dunque ipotizzare che il polittico del Bellini sia giunto a Genzano di Lucania attraverso una donazione che forse il de Mabilia fece al feudo del Ferrillo ” (Maria Antonietta Falanga, Il polittico del Bellini a Genzano di Lucania Un patrimonio che resiste, in Sirenesi, periodico edito dall’associazione PAN-Centro di produzione culturale, n. 4, Brindisi di Montagna – Potenza).

 

Giovanni Bellini (attr.), Polittico di Genzano, 1473-1474, Genzano di Lucania (Potenza), chiesa di Santa Maria della Platea

Giovanni Bellini (attr.), Polittico di Genzano, 1473-1474, Genzano di Lucania (Potenza), chiesa di Santa Maria della Platea

Nel Polittico di Genzano, la cui cornice originaria è stata sostituita con quella attuale in legno, Il pannello centrale ci presenta la Vergine Maria in trono con seduto sulle ginocchia il Bambino nudo completamente che benedice l’osservatore, mentre la Madre gli rivolge lo sguardo come per indicarlo al pellegrino che vi si rivolge in preghiera. Questo aspetto ha un significato teologico molto importante in quanto ci presenta la Vergine Maria come “colei che indica la Via” per giungere a Dio. Gesù stesso, infatti, dirà “Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

Nei pannelli laterali, partendo dalla sinistra dell’osservatore abbiamo Sant’Antonio Abate e San Pietro, mentre a destra abbiamo San Giovanni Battista e San Sebastiano. Al di sopra dei due pannelli laterali abbiamo altri due pannelli raffiguranti l’Angelo Gabriele con Cristo crocifisso e la Vergine Annunciata con San Francesco. Nella predella, abbiamo Cristo tra gli Apostoli con ai lati una Natività e una Cavalcata dei Magi verso Betlemme

Giovanni Bellini, Polittico di Genzano, part. dell'Angelo Gabriele con Cristo crocifisso

Giovanni Bellini, Polittico di Genzano, part. dell’Angelo Gabriele con Cristo crocifisso

 

 

Giovanni Bellini, Polittico di Genzano, part. della Vergine Annunciata con San Francesco

Giovanni Bellini, Polittico di Genzano, part. della Vergine Annunciata con San Francesco

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovanni Bellini, Polittico di Genzano, part. Sant'Antonio Abate e San Pietro

Giovanni Bellini, Polittico di Genzano, part. Sant’Antonio Abate e San Pietro

 

Giovanni Bellini, Polittico di Genzano, part. con San Giovanni Battista e San Sebastiano

Giovanni Bellini, Polittico di Genzano, part. con San Giovanni Battista e San Sebastiano

 

Prevale in questa opera attribuita al Bellini la presenza di influssi derivati dalla pittura di Andrea Mantegna, come ad esempio la continuazione di spazi architettonici in pittura, sperimentata da Mantegna nella Pala di San Zeno a Verona. Ciò accade nei due pannelli laterali con i Santi Antonio Abate e Pietro e i Santi Giovanni Battista e Sebastiano i quali sono raffigurati all’interno di ambienti il cui pavimento si scaglia in prospettiva contro il fondo della parete.

 

Giovanni Bellini, Polittico di Genzano, part. con San Giovanni Battista e San Sebastiano

Giovanni Bellini, Polittico di Genzano, part. con San Giovanni Battista e San Sebastiano

 

Andrea Mantegna, Pala di San Zeno, 1456-1459, Verona, chiesa di San Zeno

Andrea Mantegna, Pala di San Zeno, 1456-1459, Verona, chiesa di San Zeno

 

Andrea Mantegna, Pala di San Zeno, part.

Andrea Mantegna, Pala di San Zeno, part.

Influssi mantegneschi si notano anche nei pannelli superiori del Polittico di Genzano, come ad esempio la raffigurazione del paesaggio, ad esempio la conformazione della roccia del Calvario nel pannello con l’Angelo Gabriele e il Cristo crocifisso e lo studio dell’interazione della figura in relazione all’ambiente in cui agisce: aspetto che il Mantegna aveva già sperimentato nella sua Orazione nell’orto del 1455, oggi alla National Gallery di Londra e che nel Bellini si riscontrerà anche nella Trasfigurazione del museo partenopeo di Capodimonte

 

Giovanni Bellini, Polittico di Genzano, part. dell'Angelo Gabriele con Cristo crocifisso

Giovanni Bellini, Polittico di Genzano, part. dell’Angelo Gabriele con Cristo crocifisso

 

Andrea Mantegna, Orazione nell'orto, 1455, Londra, National Gallery

Andrea Mantegna, Orazione nell’orto, 1455, Londra, National Gallery

 

Giovanni Bellini, Trasfigurazione di Cristo, 1478-1479, Napoli, museo di Capodimonte

Giovanni Bellini, Trasfigurazione di Cristo, 1478-1479, Napoli, museo di Capodimonte

 

Con il Polittico di Genzano attribuito a Giovanni Bellini, attualmente in esposizione a Matera nell’ambito della mostra “Rinascimento visto da sud” fino al 19 agosto 2019, siamo davanti ad una splendida pagina della storia dell’arte italiana dei primi decenni del ‘Quattrocento, la quale costituisce insieme alla Trasfigurazione di Cristo del museo napoletano di Capodimonte, una importante e fondamentale tappa per un itinerario nel ‘Quattrocento veneziano nei territori del sud Italia.

 

Marco Tedesco

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