Facciamo voto a San Gennaro

San GennaroUna nuova promessa, un nuovo miracolo; chiediamo a San Gennaro di liberarci dal flagello del Covid-19. Come facemmo nel 1527 promettiamogli una Cappella ancora più grande, nell’edificio più grande d’Europa  Palazzo Fuga, ove esporre il suo immenso Tesoro testimonianza della fede Cristiana.

Nel 1526 Napoli era flagellata dalla guerra degli Angioini, dalla peste in città e dal Vesuvio che provocava terremoti devastanti, per questo i napoletani decisero di rivolgersi al loro Santo protettore San Gennaro.

Solo una fede semplice e pazza come quella del popolo napoletano poteva però spingere la città a chiedere una grazia in modo assolutamente inusuale andando addirittura a certificare il voto dal notaio stipulando un atto pubblico tra i Napoletani e il Santo.

Un atto che solo la fantasiosa creatività napoletana poteva partorire! I napoletani per atto pubblico notarile, il 13 Gennaio 1527, promisero al Santo che in cambio della grazia gli avrebbero costruito una nuova cappella, più grande.

Un atto notarile anche per sottolineare che la cappella non sarebbe stata né della Chiesa né dello Stato ma di tutti i cittadini di Napoli, e con la stipula crearono anche un assessorato per la Cappella costituito dalle dieci famiglie nobili e un rappresentante del popolo, oggi La Deputazione del Tesoro” e “Il Sindaco di Napoli”

I flagelli finirono e nel tempo la cappella, grazie a donazioni popolari ed il contributo di imperatori, re, regine e papi è arrivata a raccogliere una collezione di ben 21.610 capolavori, il tesoro più grande al mondo il cui valore preciso non è stimabile; si ritiene valga più del “tesoro” della Regina d’Inghilterra e per farsi un’idea del valore del Tesoro di San Gennaro, basta pensare che i tre pezzi più preziosi (la mitra, la collana e la croce) non possono essere esposti contemporaneamente perché il loro valore, insieme, sarebbe nettamente superiore a quello che prevederebbe qualsiasi assicurazione in caso di furto.

Pezzi dal valore inestimabile frutto delle donazioni del popolo napoletano, e dei potenti del mondo, realizzati da artisti di grande fama tra cui:
– Michele Dato, Collana di San Gennaro, 1679-1879, oro, argento, gemme, costruzione di gioielleria
– Matteo Treglia, Mitra, 1713, argento dorato, diamanti, rubini, smeraldi e granati
– Giovanni Ascione, Pisside, 1831- oro, corallo, malachite, costruzione e incastonatura
– Manifattura Napoletana, Croce episcopale – 1878, argento dorato e gemme

Purtroppo dei 21.000 capolavori, per mancanza di spazio espositivo, sono solo poco più di trecento i pezzi esposti; un inedito patrimonio al quale ai napoletani, legittimi proprietari, è negato il diritto di vedere.

La cappella è oggi la casa di tutti, meta di migliaia di turisti da tutto il mondo nonostante la difficile raggiungibilità e la piccola dimensione espositiva. Si stima che l’esposizione completa del tesoro in un adeguato sito come potrebbe essere Palazzo Fuga a Napoli attrarrebbe circa 9 milioni di visitatori all’anno.

Per centinaia di anni niente del Tesoro è mai stato rubato, dice Paolo Jorio direttore della Cappella, perché i napoletani sono il migliore antifurto ed anche perchè oltre alla mitra incastonata da 3.326 diamanti e la famosa collana realizzata con 13 grosse maglie in oro massiccio con appese croci tempestate di zaffiri e smeraldi, ci sono 54 busti d’argento che rappresentano i santi compatroni di Napoli, tutti commissionati e pagati dal popolo, per portarli in processione. collana

Pensate che solo per realizzare la mitra, che serviva da copricapo alla statua di san Gennaro durante le processioni, fù fatta una colletta in tutte le parrocchie del Regno e furono raccolti oltre 20 mila ducati tra la gente comune, una cifra enorme per l’epoca, impensabile e inaspettata.

Anche Napoleone contribuì, lui che aveva saccheggiato tutta l’Italia, a Napoli non prese nulla ma offrì a San Gennaro una croce e un ostensorio di rara ricchezza. Tanti altri potenti del mondo aggiunsero doni alla collezione, sia perché erano devoti sia per ingraziarsi il popolo. Del resto, san Gennaro non è di destra o di sinistra ma di tutti, è un santo laico, ci credi e basta, perfino la malavita.

Si racconta che durante la Seconda guerra mondiale una bomba cadde sul duomo di Napoli e per proteggere il tesoro i napoletani lo fecero custodire al Vaticano. Terminata la guerra, il Vaticano era riluttante a restituirlo. Al cardinale di Napoli si presentò un certo Giuseppe Navarra, un malavitoso insomma, e disse: «Il tesoro ve lo recupero io» e dopo 10 mesi, dovendo attraversare strade secondarie per evitare malintenzionati,  si presentò davanti al Duomo con tutto il tesoro intatto. Quando gli chiesero cosa voleva in cambio disse: «Niente, voglio solo avere l’onore di essere riconosciuto come colui che ha riportato il tesoro di San Gennaro a casa». Questa la dice lunga.

*Il Tesoro di San Gennaro è l’unico esempio al mondo di un patrimonio che non appartiene allo Stato o alla Chiesa ma esclusivamente al popolo napoletano* che ne dovrebbe poter disporre per il tramite della deputazione. Deputazione che potrebbe oggi diventare motore di rinascita per Napoli, la Campania e l’intera economia Italia.

CARLO SORVILLO

Entrepreneur ed Innovatore Disruptive fà parte dal 1990 del popolo di Internet

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Una risposta

  1. Mario P. ha detto:

    Una storia incredibile….Con uno storytelling adeguato milioni di persone verrebbero a Napoli per vederlo . Se poi anche fosse Palazzo Fuga, ancora meglio.

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