Velia: Patria di Filosofi e Promesse (mai mantenute)

Paestum e Velia…sul piano squisitamente chilometrico distano poco tutto sommato…50 km scarsi…ma se il paragone lo proviamo ad estendere includendo le iniziative…la cura dei rispettivi parchi archeologici…ed in generale l’attenzione che su di essi viene posta…allora sembrano essere divise davvero da distanze siderali.

Mentre a Paestum l’ottimo direttore Gabriel Zuchtriegel da qualche anno ha rivoluzionato il modo di intendere la visita agli scavi, aprendo i templi alle visite dei turisti ed inventandosi addirittura una iniziativa tanto ardita quanto rivoluzionaria come quella di dare la possibilità a chiunque lo voglia,attraverso una apposita donazione in denaro, di adottare un pezzo delle mura antiche, ottenendo in questo modo numeri record in quanto ad incremento annuo di visitatori, il parco archeologico dell’antica Elea, oggi Velia, presso l’attuale località di Marina di Ascea, vive una silente e pericolosa fase involutiva, frutto di scelte sempre parziali e mai dettate da un serio piano programmatico, e di certo non favorita dall’aver dovuto subire nel luglio dello scorso anno un funesto incendio che ha distrutto la vegetazione nella zona immediatamente adiacente l’area dell’Acropoli e della famosissima Porta Rosa, comportando in questo modo l’interdizione delle aree sopracitate alla visita.

E’ da più di un anno ormai che permane la chiusura, e non si ha la più pallida idea dei tempi di riapertura di due dei luoghi più suggestivi del parco archeologico, quelli per intenderci in cui da una parte il buon Mario Napoli nel lontano 1964 scopri il primo arco greco a tutto sesto conosciuto, dandogli secondo il racconto popolare il nome della moglie, e dall’altro il luogo,cioè l’Acropoli con la maestosa Torre angioina costruita coi resti di quello che doveva essere l’imponente Tempio di Atena, che in antico abbagliava i naviganti che si avvicinavano alla costa.

Insomma il buon Parmenide di Elea amava sostenere che “l’Essere e’… il non Essere non e’…”, e se proviamo a prendere in prestito la sua celeberrima massima…trasportandola all’attuale condizione che vive la sua amata città…possiamo facilmente affermare con un po’ di sottile ironica amarezza che nonostante tutto “Velia e’…ma il suo Essere non e’…”

Con questa nuova massima ( scusandomi certamente con Parmenide), voglio in realtà affermare che Velia e’… nel senso che la città antica c’e’… ed affascina chiunque abbia il privilegio di visitarla…per il meraviglioso contesto naturale nel quale e’ inserita…per la armoniosa suddivisione degli spazi…per l’aria salubre che ancora qui si respira…quello che manca all’appello e’ piuttosto la coscienza del suo Essere…che provo a tradurre in due differenti modi: da un lato la mancata consapevolezza che una sua più ampia e intelligente valorizzazione potrebbe davvero costituire un volano per l’offerta turistica di un territorio già di per se’ estremamente suggestivo, e dall’altro certamente il male che si sta perpetrando a questa meravigliosa area, che ricordiamo attualmente e’ scavata solo per il 30-35% della sua intera estensione, facendo si che si mortifichi il suo valore e la sua straordinaria storia.

A questo punto mi chiedo, e con me certamente lo stanno facendo tutti coloro che hanno a cuore il suo destino :

” Quale sarà il Futuro di Velia?”

“Quando si procederà ad un serio programma di valorizzazione del parco archeologico?”

” Sarà mai realizzato il più volte vociferato Museo che ospiti i reperti dell’antica città’?

Sono tutte domande che pretendono una risposta seria e rapida, mentre già si cominciano ad udire voci sparse,alcune autorevoli come quella del ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, che in una recente intervista ha affermato che il parco archeologico sarà accorpato a Paestum ed alla Certosa di Padula, decisione che potrebbe avere anche un senso dal punto di vista delle esigenze economiche utili all’avvio della ripresa degli scavi, visto che le sovrintendenze cronicamente lamentano carenze in tal senso, ma a patto che comunque Velia conservi al suo interno autonomia gestionale e non debba sempre affidare le proprie speranze di valorizzazione a chi non ha di certo in animo di riportarla nel posto che merita, cioe’ quello di una meravigliosa oasi archeologico-naturalistica che seppe formare nell’antichità menti illuminate in grado di competere con la madrepatria Grecia.

 

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