L’IMMACOLATA CONCEZIONE DI LUCA GIORDANO NEL MUSEO DIOCESANO DI COSENZA

di Marco Tedesco, storico dell’arte RAM Rinascita Artistica del Mezzogiorno

Luca Giordano con la sua pittura ha contribuito a caratterizzare l’epoca d’oro della pittura napoletana e del sud Italia tra i secoli XVIIo e XVIIIo. Nel vasto corpus di opere eseguite e firmate dal pittore, figura anche l’Immacolata Concezione un tempo conservata a Cosenza nella cattedrale di Santa Maria Assunta ed ora nel locale museo diocesano, opera datata dal Ferrari tra l’ottavo e il nono decennio del secolo XVIIo. In quegli anni, la critica colloca il ritorno di Luca Giordano a Napoli da Firenze. L’attività di questo periodo nella città partenopea di Luca Giordano non fu molto movimentata, ma allo stesso tempo fu legata a grandi committenze da parte di famiglie nobili dell’epoca. Tra di esse potrebbe figurare la famiglia Sambiase, diramazione della più antica e nobile famiglia dei Sanseverino, la quale godeva di nobiltà a Napoli, in Calabria e a Lecce. Di tale famiglia era patrizio di Cosenza Bartolo, figlio di Giuseppe Ruggiero di Scipione e di Vittoria Mandatoriccio, duchessa di Crosia. La presenza dello stemma di tale famiglia, fa pensare che essa potrebbe aver commissionato questa Immacolata Concezione per la chiesa cosentina di Maria Santissima Immacolata dei Cappuccini, sua collocazione originaria

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Luca Giordano, Immacolata Concezione, XVIIo sec. Cosenza, museo diocesano, già cattedrale di Santa Maria Assunta, cappella della Madonna del Pilerio

L’opera è stata attribuita al Giordano tenendo presente il particolare della presenza del monogramma del pittore con il quale egli spesso si firmava, ed è divisa in tre registri. In quello più basso tra lo stemma della famiglia Sambiase e il monogramma del pittore, Luca Giordano inserisce un drago a sette teste. Nel registro centrale, a destra dell’osservatore, compare la Vergine raffigurata secondo lo schema iconografico tradizionale dell’immacolata concezione, ossia una mezza luna ai piedi e una corona di dodici stelle sul capo, la quale si appresta a schiacciare il dragone sotto di lei. Dietro la Vergine, dall’alto appare una luce mistica che Lei condivide con l’Eterno che qui compare su una nuvola che funge da elemento divisorio della scena: al di sopra di essa il paradiso simboleggiato dalla presenza della Vergine, di Dio, di cherubini e di cori angelici leggermente accentuati e al di sotto di essa l’inferno, simboleggiato dalla presenza del mostro a sette teste.

I cherubini, sorreggono la nuvola sulla quale appaiono Dio e la Vergine, la cui figura qui appare slanciata, recano in mano dei gigli e una palma.

Questi elementi tipici dell’iconografia dell’Immacolata Concezione, fanno pensare al fatto che Luca Giordano abbia tratto ispirazione da alcuni versi del Cantico dei Cantici che recitano testualmente “come un giglio trai rovi così l’amica mia tra le ragazze”, “la Tua struttura è slanciata e i tuoi seni sembrano grappoli”, “un segno grandioso apparve nel cielo, una donna vestita di sole, con la luna ai suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle”, “Allora apparve un altro segno del cielo, un enorme drago rosso con sette teste, dieci corna e sulle teste sette diademi”.

Nel terzo registro della composizione, la presenza di Dio fa pensare ad un vero e proprio colpo di scena inserito volutamente dal Giordano. Egli con una mano indica una croce evanescente fatta con rami di ulivo che compare dall’alto, mentre impone l’altra mano sul capo della Vergine la quale china il capo verso di Lui. Ciò fa pensare ad una vera e propria Annunciazione. Difatti sembra che Dio in questo dipinto si sia assunto il compito di annunciare alla Vergine la venuta di Cristo. Questo aspetto fa pensare che, oltre al Cantico dei Cantici, anche il Vangelo di Luca sia stato un punto di ispirazione per questo straordinario dipinto: difatti il chinare il capo della Vergine fa pensare alle parole da lei pronunciate all’angelo Gabriele “Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Evanescenti e leggermente accentuati sono anche i cori angelici che compaiono nel dipinto. E’ questo un elemento tipico presente anche in altre opere del Giordano tra cui il San Gennaro intercede presso la Vergine, Cristo e L’eterno per la peste a Napoli del 1660-1661 oggi a Napoli nel museo di Capodimonte, dello stile del pittore il quale fu soprannominato Luca fa presto per la velocità con cui egli eseguiva le sue opere.

Luca Giordano, San Gennaro intercede presso la Vergine, Cristo e il Padre Eterno per la peste, 1660-1661, Napoli, museo di Capodimonte

Grazie a questo escamotage, Luca Giordano riusciva a dare una accentuata impronta tridimensionale e prospettica ai suoi dipinti. Con l’Immacolata Concezione oggi nel museo diocesano di Cosenza, abbiamo modo di ammirare uno dei più straordinari capolavori dell’arte di Luca Giordano che ci racconta una pagina semisconosciuta della sua vasta produzione artistica, ambientata al di fuori della sua terra natia. Una pagina in cui si evidenzia come la storia dell’arte dell’Italia meridionale continua a sorprenderci presentandoci famiglie di committenti come i Sambiase in questo caso, la quale aveva voluto avvalersi di uno straordinario artista come Luca Giordano per omaggiare la città di Cosenza di cui erano signori, contribuendo alla diffusione dell’arte giordanesca

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