“Pittura del Settecento in Basilicata: Anselmo Palmieri tra Lagonegro e Muro Lucano” di Marco Tedesco, storico dell’arte RAM Rinascita Artistica del Mezzogiorno
Per tutto il Settecento, Napoli “grazie all’attenzione rivolta alla raffigurazione fedele e veritiera della realtà da un lato e agli sviluppi del barocco nel più leggero e fiabesco rococò dall’altro, continua a rimanere il punto di riferimento di tutta l’arte del Meridione d’Italia, ma perde il primato, assieme a Roma, di centro più vivo d’Italia, dato il carattere europeo che vanno assumendo i movimenti artistici nel secolo dei lumi” (Rossella Villani [a cura di], I giordaneschi nella pittura lucana del Settecento, in AA. VV. Conoscere la Basilicata, Copyright Regione Basilicata).
Il linguaggio pittorico settecentesco del meridione guarda alla pittura di Luca Giordano, artista nato a Napoli nel 1634 e dove morì nel 1705.
Nel Settecento, dunque, la sua pittura divenne oggetto di ispirazione di tanti artisti campani che, per esigenze di committenza lucana, dovettero stabilire temporaneamente in Basilicata la loro dimora. E’ il caso di un grande artista attivo nel Settecento originario di Polla, cittadina in provincia di Salerno, che risponde al nome di Anselmo Palmieri, arciprete della trecentesca chiesa di San Nicola dei Latini di Polla e pittore attivo nel XVIII sec. tra Campania e Basilicata. In Basilicata, Palmieri fu attivo a Matera dove eseguì nel Duomo affreschi con Storie della Vergine firmati Anselmus Palmieri Pollanus Pintix e a Muro Lucano dove firmò nel 1728 sei grandi pale per gli altari e un affresco raffigurante il Battesimo di Cristo nella Cattedrale.
Nel dipinto di Muro Lucano, il tema centrale è la Salvezza: Angeli dalle ali variopinte salvano le anime purganti prendendole per mano, guardando ed indicando loro con la mano la Vergine con in braccio il Bambino seduta su una nuvola, circondata da cherubini e con dietro di essa un sole mistico che evidenzia la santità della Vergine, dando al dipinto un senso di pura spiritualità sia umana (le figure delle anime del purgatorio) che divina (la Vergine e le figure angeliche). In alto, all’interno del sole mistico compaiono delle figure di cherubini realizzate con la tecnica del Non Finito, tecnica tipica della pittura di Luca Giordano che trae origine nello sviluppo del linguaggio pittorico raffaellesco ad opera di Geronimo Stabile, pittore di scuola meridionale cinquecentesca, discendente da Antonio Stabile, artista lucano attivo nel corso del XVI sec. in Basilicata, mentre è evidente un richiamo al caravaggismo di Jusepe de Ribera, detto lo Spagnoletto, il maggior esponente della corrente caravaggesca a Napoli e nel meridione d’Italia, nelle figure delle anime purganti.
Anna Grelle, menziona altri lavori attribuiti al Palmieri presenti in Basilicata: tra di essi è menzionata una Madonna di San Luca, risalente al XVIII sec., già nella chiesa del Rosario, oggi conservata nella chiesa della Santissima Trinità di Lagonegro (Potenza), cittadina alle pendici del monte Sirino che vanta nel suo territorio la presenza di ben trentatrè chiese di straordinario interesse storico artistico (A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata. Catalogo della mostra, 1981, p. 127., vedi anche A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata. Aggiornamenti all’edizione del 1981, 2001, p. 313).
Qui il Palmieri ci presenta ancora una volta la Vergine seduta su una nuvola, iconografia derivante dall’iconografia delle Madonne in Gloria (vedi Geronimo Stabile, fig. Madonna di Ponza) in posa mentre San Luca è intento a ritrarne il volto. Attraverso questo espediente, possiamo ammirare il volto della vergine e notare che esso viene ripreso dal dipinto analizzato in precedenza conservato a Muro Lucano, motivo dell’attribuzione di tale tela ad Anselmo Palmieri. Il volto della Vergine, viene dipinto su una tela sorretta da figure angeliche, alcune delle quali appaiono nella penombra e realizzate attraverso la tecnica del Non Finito di cui si è parlato in precedenza. Questo elemento iconografico lo si riscontra nella tela del 1738 Madonna di San Luca attribuita al pittore settecentesco Nicola Cacciapuoti, originario di Giugliano in Campania, attivo tra Campania e Basilicata, considerato da molti storici allievo di Luca Giordano, gia nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza, ora visibile nella pinacoteca provinciale della città, in cui la tela su cui la Vergine viene dipinta poggia su in cavalletto e non è sorretta dagli angeli, come accade invece nel medesimo soggetto lagonegrese di Anselmo Palmieri e tutta l’azione si svolge sullo sfondo di un panorama di Potenza in cui si scorge la facciata della chiesa della Santissima Trinità, ove il dipinto era conservato.
Tra gli angeli del dipinto lagonegrese e quelli del dipinto conservato a Muro Lucano vi è una differenza: nel dipinto lagonegrese, gli angeli non hanno ali colorate, a differenza di quanto accade nel dipinto della cattedrale di Muro Lucano. Tale elemento iconografico, lo si riscontra a Lagonegro, nella tela di Giovanni Balducci conservata presso la chiesa di Sant’Anna Madonna con Bambino tra i Ss. Biagio e Giuseppe che presenta evidenti similitudini con entrambi i dipinti qui presi in esame: la Madonna col Bambino, raffigurata secondo uno schema tradizionale al centro della tela, mentre in basso i Ss. Biagio e Giuseppe invitano l’osservatore a contemplare il mistero di Dio che si è fatto uomo incarnandosi nel ventre della Vergine. L’elemento iconografico delle ali colorate degli angeli lo si riscontra anche in altri esempi di pittura lucana del Seicento, come ad esempio nell’Annunciazione del 1612 opera del pittore Giovanni De Gregorio detto il Pietrafesa, dall’antico nome di Satriano di Lucania suo paese di origine, conservata nella chiesa di San Michele a Potenza, nel ciclo affrescato della cappella di San Brizio nel duomo di Orvieto eseguito da Luca Signorelli tra il 1499 e il 1502 e nella pittura di Pietro Cavallini nell’affresco Madonna con Bambino tra i Santi Arcangeli Michele e Gabriele e San Giovanni Evangelista, conservato a Gaeta in San Giovanni a mare, attribuito alla sua scuola. Inoltre, riscontriamo tale elemento iconografico nella pittura del fiammingo Jan Van Eyck che presenta angeli dalle ali colorate nel Polittico dell’Agnello Mistico eseguito dal maestro nel 1432, oggi conservato nella Cattedrale di San Bavone a Gand.
Mentre nella Seicentesca tela di Giovanni Balducci il compito di invitare l’osservatore a contemplare il mistero di Dio che si è incarnato è affidato ai Ss. Biagio e Giuseppe, nella tela lagonegrese di Anselmo Palmieri tale compito è affidato ai Ss. Antonio Abate, riconoscibile dal piccolo fuoco e dalla campanella sul bastone e Giovanni Battista che indica la Vergine la quale viene ritratta da San Luca, in una sorta di gioco dell’arte nell’arte, di pittura nella pittura, esperimento già tentato a sua volta da Diego Velasquez nel 1656 nel dipinto Las Meninas, conservato oggi al museo del Prado di Madrid e in un affresco antecedente al 79 d. C., La pittrice, conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Con Anselmo Palmieri, la pittura lucana continua ad arricchire il proprio linguaggio pittorico prendendo spunto dalla pittura dei secoli precedenti, reinterpretandola in un proprio e nuovo linguaggio pittorico che darà un significativo sviluppo al linguaggio artistico lucano del Settecento.
Marco Tedesco