Oltre il muro

arterubataHo visto svuotarsi i palazzi delle loro opere d’arte, intere collezioni battute all’asta negli ultimi cento anni.
Ho visto trafugare dallo Stato nel periodo del fascismo, dagli anni venti, centinaia di opere d’arte dai depositi del Museo di Capodimonte, dalla Collezione Fanese, con la scusa di arredare sedi di rappresentanza ed ambasciate per non tornare mai più indietro. L’ultima collezione d’arte dispersa nell’indifferenza delle istituzioni? La Collezione d’Arte della Tirrenia, nostra storica compagnia di Navigazione, ad un asta nel 2013. Prima era un Museo visitabile nel cinquecentesco Palazzo Caravita Sirignano, nei pressi di Villa Pignatelli, oggi le opere d’arte arricchiscono i saloni di qualche imprenditore o professionista del nord, venuto a Napoli a comprare le opere di Sironi, Savinio o Emilio Greco. Forse l’indifferenza sta arrecando più danni delle ultime due guerre: le ville vesuviane prima ricche di opere, oggi scrigni vuoti di ciò che una volta veniva definito il Miglio d’oro, attendono il riscatto di una terra che noi, con la nostra indifferenza, stiamo contribuendo a deteriorare. Eppure quale città ha mai visto passare tra le sue mura tanta storia? In uno dei centri storici più grandi d’Europa, un vero esempio di cosmopolitismo. Mi piacerebbe difendere la Napoli greca, romana, ostrogota, bizantina, normanna, sveva, angioina, aragonese, spagnola, austriaca o borbonica. Oggi che è napoletana, dov’è finito il nostro orgoglio?
Diamo valore all’arte; solo in questo modo valorizzeremo la nostra storia, la nostra identità e ci garantiremo un futuro migliore.
Spesso definiamo Napoli una città d’arte, ma quanti di noi sono disposti a salvare le nostre opere d’arte, a preservare e valorizzare il nostro patrimonio artistico? I beni culturali non sono un costo per la Società, costituiscono il patrimonio della collettività, il bene comune per eccellenza. Un viaggio nella memoria, tra mito e storia, leggenda e realtà, un patrimonio da valorizzare e promuovere, generando ricchezza, turismo ed indotto. Allora mi chiedo; quale funzione sociale, cultuale o economica possono avere le migliaia di opere d’arte negate alla collettività ed ai turisti, esiliate nei depositi dei musei? A quale costo occultiamo opere d’arte in scantinati bui?
L’arte negata è il vero costo. Creare a Palazzo Fuga il Museo dei Musei, la collezione di arte Universale che Carlo III avrebbe voluto nella capitale del Regno delle Due Sicilie, costituirebbe il più grande omaggio che ciascuno di noi può contribuire a realizzare per la propria terra. A cosa è servito scavare interi quartieri di Pompei, portare alla luce sculture, affreschi e ceramiche per poi occultare questi capolavori d’arte nei depositi della Soprintendenza? Per farvi un esempio i 12500 metri quadri di esposizione del Museo Archeologico Nazionale, ritenuto non a torto e con cognizione di causa il Museo più importante del Mondo per le antichità classiche, non sarebbero nulla rispetto ad una esposizione museale che Palazzo Fuga potrebbe degnamente rappresentare in una sede espositiva di 90000 metri quadri (superiore al Louvre di 30000 metri quadri), mente nei rimanenti 13000 metri quadri si potrebbe costituire un centro di servizi al turismo con bar, ristoranti, librerie, negozi di artigianato locale, gallerie d’arte e di antiquariato. Nel Museo Archeologico Nazionale, per questione di spazio, sarebbe impossibile esporre le opere dei depositi. Le sale espositive sono sature e ci vorrebbero almeno altri quarantamila metri quadri per dare una sistemazione adeguata al patrimonio non esposto. Solo Palazzo Fuga, con i suoi spazi non utilizzati, creando dipartimenti gestiti direttamente dagli attuali Musei napoletani, consentirebbe di valorizzare con un’adeguata sistemazione i nostri tesori d’arte, dai reperti archeologici all’armeria, dalle arti applicate o minori all’arte sacra, dal Tesoro di San Gennaro, mai esposto per intero con le sue 21136 opere d’arte alle migliaia di dipinti del settecento, dell’ottocento e del novecento non esposti sempre per carenza di spazi. Palazzo Fuga diventerebbe il fulcro del Museo diffuso, valorizzando e incrementando le presenze anche negli altri Musei, monumenti, chiese e palazzi del centro storico di Napoli. Chiedo formalmente al Comune di Napoli, alla Confcommecio, alla Associazione Albergatori, alla Confartigianato, alla Regione Campania ed al Ministero dei Beni Culturali, di prendere seriamente in considerazione il nostro progetto di sviluppo, per proporre il progetto in sede europea, utilizzando i fondi europei per i progetti culturali. Pazienza e perseveranza a me non mancano, e a voi?
Oltre il muro dei depositi c’è arte, c’è cultura. La Galleria Universale di Palazzo Fuga attende il nostro intervento e la nostra determinazione per trasformare il nostro progetto in realtà.
Che il nuovo giorno ci porti consiglio, grazie.

Potrebbero interessarti anche...

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: